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Fare un film 5

        Breve intervista a Marco Fabbro sulle produzioni giovanili

a cura di Paola Lirusso

 

Dov’è il cinema giovane, il cinema del ricambio così necessario per riconciliarsi con i tempi, per raccogliere nuove idee, per  mettersi al passo di una generazione in “attesa”? In questa sala d’attesa che si sviluppa il processo di blocco delle idee ,a Marco Fabbro il compito di spiegarci le cause:

Marco: Io ritengo che il principale problema stia nel fatto che le case di distribuzione o di produzione hanno poco coraggio e non credono in progetti innovativi e in nuove idee, e quindi in un cinema giovane fatto per i giovani. Fondamentalmente soprattutto in Italia si punta sul botteghino sicuro, su film che pur non essendo eccelsi hanno un cast di richiamo, una regia di richiamo e la solita storiella comica o drammatica che nonostante tutto porta molti spettatori nelle sale. Io per esempio mi chiedo: “Quando mai vedremo un film italiano di fantascienza o di avventura o di genere fantastico al cinema?”. Certo nel nostro paese forse non abbiamo abbastanza denaro per avere delle produzioni che supportino un tale genere di film, ma io penso che la forza delle idee sia più potente di ogni mezzo tecnico. E a proposito di mezzi tecnici in quest’ultimo periodo la tecnologia digitale ha fatto dei notevoli passi in avanti e si può raggiungere una qualità paragonabile alla pellicola con dei macchinari come VideoReflex e Camere Red con un incredibile risparmio economico.

Vedo che molti giovani registi cercano, appunto avvantaggiati dalla nuova tecnologia, di provare a mettersi in gioco e cercare visibilità sia nel nostro paese che all’estero. Le idee penso che ci siano. Sul web, dove ognuno ha la possibilità di rendere visibile il proprio lavoro, ho visto ragazzi di 20-22 anni realizzare dei progetti veramente interessanti con produzioni low budget o nella maggior parte dei casi autoprodotti. Alcuni riescono a raggiungere una visibilità notevole, altri invece finiscono nel dimenticatoio ma fatto sta che molti filmmakers si mettono in gioco esprimendo il cinema che a loro piace cercando di trasmettere la propria sensibilità allo spettatore. Mi piace vedere come molti giovani cercano di sfruttare qualsiasi mezzo di diffusione di massa per cercare di esprime le proprie idee e il proprio linguaggio cinematografico senza censure, cercando di emergere utilizzando i mezzi a basso costo di ripresa e di diffusione, per rendere visibile il proprio lavoro sperando in una chiamata dai piani alti.

Quindi secondo me la soluzione sta nel credere di più nel cinema indipendente, cercare di lamentarsi di meno, rimboccarsi le mani e fare il meglio possibile con i budget a disposizione e soprattutto salvaguardare le proprie opere nazionali dando più distribuzione alle nostre produzioni più meritevoli al posto di prodotti americani di bassissimo livello come i cosiddetti film pop-corn.

Vedo alla Francia, dove nelle sale cinematografiche è obbligatoria una maggiore distribuzione di film francesi invece che produzioni straniere. In quest’ultimo periodo si è notato un notevole incremento della distribuzione francese in sala e questo succede appunto perché il cinema francese ed in generale la cultura sono sostenuti dal proprio paese che dà la possibilità ai registi emergenti di esprimere tutte le loro potenzialità.

D’altra parte c’è da dire che ovviamente non tutti i giovani esperti nel settore cinema si danno da fare e molti stanno fermi a lamentarsi aspettando che cada “la manna dal cielo”. Purtroppo i miracoli non esistono e a meno che non ti dai da fare, tiri fuori il coraggio che hai in te, metti la tua faccia su un tuo prodotto bello o brutto che sia e cerchi di proporti in continuazione in concorsi, festival o a produttori di cinema indipendente, non potrai mai fare quel salto in più che ti dia la possibilità di continuare a fare cinema ad un livello superiore.

Fa sorridere sentire persone che dicono: “Solo in America si può aver successo!” come se gli USA fossero “il paese dei balocchi” per il cinema.

Questo non è vero. Certo in America ci sono più produttori, più aziende private che investono sul cinema ma per la legge dei grandi numeri di conseguenza c’è anche più concorrenza, più scuole di cinema che sfornano ogni giorno cineasti più o meno bravi e quindi alla fine le stesse difficoltà che un’aspirante regista può trovare in Italia le può trovare anche in America con differenti modalità.

Quindi per riuscire ad affacciarsi su un meritevole palcoscenico nazionale sostanzialmente c’è bisogno della volontà e del sacrificio dei giovani cineasti che devono essere pronti a tutto per esprimere le proprie emozioni attraverso il mezzo audio-visivo e dall’altra parte ci deve essere la fiducia del proprio paese e in generale delle aziende cinematografiche nell’investire nel cinema giovane fatto di nuove idee e nuovi mezzi tecnici.

In conclusione auguro a tutti coloro che decidano di intraprendere questo cammino tortuoso e costantemente in salita ma incredibilmente appassionante e sempre pieno di emozioni, che i propri sogni e le proprie ambizioni si possano realizzare con la costante volontà di fare buon cinema.

Ti chiedo ancora se sei disposto ad accettare il compromesso del mercato? in questo credo gli Stati Uniti abbiano fatto scuola, l'Italia riusciva ancora a ribaltare le cose a favore dell'artista quindi il regista proponeva e si propone...tu accetti la tolleranza verso le richieste di mercato? es: come se a un autore pittore si dicesse : ti lasciamo dipingere purchè tu indirizzi la visione verso...qui, li, là a secondo dove troviamo la scatola di biscotti o il gelato, un tempo esplicita la pubblicità entrava in campo proponendo il prodotto, ora ti propone un'idea che ti porterà ad acquistare o a non pensare etc. Insomma l'uso visionario dell'arte cinema ai fini esclusivi di un mercato è leggittimo? Va difeso il diritto all'arte ? o è solo una scelta di lavoro? il web premia i migliori o chi sa far usare i tasti "mi piace"

Marco: Io credo che l'arte cinematografica debba essere protetta nelle sue diverse forme artistiche c'è da dire che il regista, ormai ,a meno che non investa una buona parte del proprio denaro in un film, è sempre vincolato dalle esigenze dei grandi produttori. Penso che non esisteranno mai più tempi come quando Fellini arrivava sul set ed improvvisava la messa in scena senza che il produttore sapesse neanche la trama definita del film. Al giorno d'oggi il produttore influenza più che mai la realizzazione di un film, soprattutto nelle grandi produzioni. Come dicevo prima se il produttore investe una grande quantità di denaro ovviamente vuole guadagnare il più possibile e per evitare un "flop" al botteghino impone al regista di scegliere un determinato attore/attrice di richiamo e addirittura può fare delle variazioni sulla sceneggiatura. Ricordo la scena iniziale di "The Majestic" con Jim Carrey in cui viene fatto vedere come anche lo sceneggiatore è succube dei produttori. Quindi soprattutto in America al giorno d'oggi l'arte come forma espressiva è molto influenzata dal "sistema cinema" però ci sono anche diversi autori che non si lasciano imporre certi schemi. Io ho avuto la fortuna di svolgere un workshop con Dante Spinotti, direttore della fotografia de "L'Ultimo dei Mohicani", e spiegava come in America il potere dei produttori è enorme però ci sono alcuni registi come per esempio Michael Mann che non ritengono giusto questo monopolio e cercano di fare cinema senza troppe influenze esterne. Ovviamente però questo comporta che i registi stessi finanzino, in maggior parte,il proprio Film segue...

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